All'improvviso l'intero plotone si quieta e, come una tigre prima del balzo, si prepara per l'attacco. Ogni arciere, con una mano tiene l'arco e con l'altra prende una freccia dalla faretra che porta in spalla. Sistema la freccia, alza il tiro per colpire il bersaglio, tende l'arco fino allo spasmo.
L'esercito è compatto e, come un muscolo teso, pronto a colpire. Dentro il palazzo tutti sanno e nessuno fa niente per cercare scampo. Dentro il palazzo i monaci sorridono.
Un urlo squarcia l'aria, è il segnale. Contemporaneamente tutti gli arcieri scoccano le frecce. Un milione di dardi appuntiti prima oscurano il sole e poi si abbattono sulla costruzione di legno. Si sente un rumore simile a quello della pioggia che batte, solo molto, molto più forte. Gran parte delle frecce si conficcano nel legno, molte altre lo attraversano. Per esempio una freccia trapassa il tetto e va a conficcarsi nel petto di un giovane monaco intento a scrivere un suo componimento. Il monaco non spira sul colpo, dolorante si rialza e si rimette a lavorare al suo scritto. Altre due frecce lo colpiscono, una alla gamba e l'altra gli lecera la guancia. Lui tranquillo continua a scrivere. Anche gli altri monaci presenti in quella stessa stanza vengono colpiti dalle frecce, ma non hanno smesso nè di fare quello che facevano nè di sorridere. La vita all'interno del palazzo scorre pacifica come sempre. Nella stanza adiacente, una ventina di monaci sono intenti a consumare il loro pasto. Come un'impietosa pioggia, un nugulo di frecce non lascia scampo a nessuno di loro. Una tempesta di legni acuminati li trapassa da parte a parte in ogni punto del loro corpo. Tutti stanno sorridendo, anche quelli colpiti a morte. Le truppe avanzano e non smettono di scoccare frecce. Dalla terra si alzano nuvole nere che coprono l'intero cielo e che, raggiunto l'apice, precipitano trafiggendo quello che incontrano al termine del loro cammino. Il tetto e i muri esterni sono ricoperti da frecce rimaste conficcate. Visto da lontano il palazzo sembra ricoperto di spine. L'interno invece sembra un'intricata foresta di rovi. Un fiume rosso sangue corre giù per le scale del monastero.
Un altro urlo, l'esercito si ferma. Si sente solo il sibilo del vento e il rumore delle foglie mosse. Il sole torna a splendere, la cascata nel giardino del palazzo continua a scorrere, gli uccellini a cinguettare. L'esercito è andato via e nel palazzo regna la pace.
Lì dentro la pace non ha mai smesso di regnare.
In un attimo mi hai fatto fare un enorme balzo nel tempo e nello spazio.
RispondiEliminaCon uno splendido e crudo realismo hai saputo condensare nelle parole la serenità e la forza di chi è superiore.
Complimenti 4th!
che dire...., son contento che ti sia piaciuto!
RispondiEliminaPs. Fai attenzione, non occorre fare nessun balzo nel tempo e nello spazio per trovare il tempio e i monaci!
Certo! E' lampante l'attualità di questo post.
RispondiEliminaFavoloso, ti incolla alla sedia
RispondiEliminamolto zen!!!
RispondiEliminavorrei lo stesso equilibrio...
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