What if I say you're not like the others?
Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!
martedì 9 marzo 2010
Fly One Time - Posto 3A
“Bene, un’ultima firma qui”.
Venerdì, fine mese, l’ultimo contratto decisivo.
Target: raggiunto.
Gli stringo la mano e corro verso l’aeroporto.
Ancora un po’ di frenesia e tra poco potrò rilassarmi a bordo.
Bel nome, l’Aeroporto del Salento, il sole il mare e …ovviamente il vento che a momenti fa volare il cappello di quel capitano che si sta scomponendo per non perderlo.
E’ il momento del check-in e inizia il solito trambusto: togli il pc dal trolley, portafoglio, monete, accendino, via la cintura, i gemelli …bip bip… è incredibile come riesco a dimenticare sempre qualcosa… la mia Mont Blanc …
Il rituale di imbarco inizia ad essere un po’ monotono visti i numerosi viaggi, ma si può sopportare considerando l’emozione del volo, che continua a persistere.
Mi avvio al corridoio che porta al musone dell’airbus e due giovani hostess mi accolgono: “Carta di imbarco, prego”. Saluto le hostess e mentre mi dirigo verso il mio posto mi sporgo a curiosare il quadro comandi dove incrocio lo sguardo con il capitano che mi ricambia con un sincero sorriso.
Istintivamente una battuta mi esce spontanea: “Mi sono sempre chiesto come fate a stare in quella cabina così sacrificati?”, “Perché mentre siamo in volo non viene a scoprirlo?”, “Perché no”.
Felice della proposta mi accomodo al mio posto finestrino di business class, altro che il vagone letto delle prime trasferte.
Si spengono le luci e il capitano rassicura i passeggeri della normalità di questa procedura. Come un orsacchiotto un po' traballante dovuto allo sbilanciamento delle ali, l’aereo curva più volte avviandosi verso la pista di decollo.
Come una grossa freccia è lì, pronto a percorrere i 2000 metri che dividono la madre terra dal cielo. I motori rombano per qualche secondo e il loro suono si fa sempre più caldo; come una macchinina con carica a molla tenuta in tensione dal bambino, l’aereo scalpita, e un sordo suono accompagna la brusca accelerazione che mi incolla al sedile.
Mangiandosi la pista raggiunge i 200 km orari, immagino il capitano che con dolcezza avvicina la cloche agli addominali, la ruota anteriore si solleva leggermente dal suolo precedendo di qualche attimo quelle posteriori, con disinvoltura il mostro di metallo si plasma con l’aria e inizia a farne parte ed in quel momento la magia comincia, il mondo sotto di te si allontana, esisti solo tu e i tuoi compagni di viaggio.
La luce si riaccende, il segnale acustico indica che posso slacciare la cintura di sicurezza e lo steward informa che “l’Airbus sul quale state viaggiando è provvisto di sistema gsm per l’utilizzo dei vostri apparecchi cellulari”.
“Pronto?! …Ciao si sono sull’aereo…..Sono in viva voce dall’altra parte ?…perfetto… Ragazzi vorrei complimentarmi con tutti voi per il fantastico successo raggiunto questo mese, sono in aereo, preparatevi che al mio ritorno si festeggia”.
La hostess si avvicina: “Posso consigliarle uno champagne per iniziare a festeggiare?”, “Certo, ma lo farò con una fresca weiss!”.
Scrutando l’oblò sorseggio la mia birra godendomi il tramonto a 20'000 piedi d’altezza.
Intercetto l’hostess e le ricordo l’invito del capitano. Annuisce e si allontana un attimo. La porta della cabina si apre e l’assistente di volo mi fa cenno di avvicinarmi, chino la testa ed entro nella capsula di guida dove il pilota e il suo secondo si scambiano battute, devono essere molto affiatati.
Capitano: “Le piace volare, eh? Gliel'ho letto negli occhi”
Io: “Con la fantasia ne faccio di viaggi, ma quando guardo fuori da quel vetro anche la mente chiede perdono di essere così limitata”
Capitano: “Ci deve essere un filo sottile che collega tutti noi appassionati del volo. Ci riconosciamo a naso.”
Io: ”Credo vada oltre all’oggettività della bellezza di ciò che guardi, quanto alle sensazioni evocate nell’animo di chi è figlio di Icaro”
Capitano: “Vero, per me è sempre stato così. Un magnetico richiamo verso il cielo e verso le sensazioni che ti sa regalare l'essere sospeso in aria, volando veloce sopra la terra ed ammirandola da un punto di vista privilegiato.”
Io: ”Lei non è solo il domatore di questo bestione d'acciaio, ma anche un attento osservatore della realtà delle emozioni!”
Capitano: "Vede laggiù, tra le nuvole?" Ecco la costa delle Marche... Quello spuntone è il parco del Conero. Questo pomeriggio stiamo volando sull'aerovia adriatica costiera. Puntiamo in direzione Nord e, seguendo il piano di volo che ci è stato assegnato dal controllo del traffico aereo, vireremo in direzione Ovest all'altezza di Padova.
Io: “"Che giro strano, non è che dovete aggiornare le mappe del navigatore?!" Capitano: “AHah. Al giorno d'oggi i cieli sono piuttosto affollati e bisogna incanalare ogni aereo su un percorso preciso. E tutto ciò per la nostra sicurezza, ovviamente. Non si preoccupi viaggiando con questo vento di 15 nodi in coda posso dirle che arriveremo a Torino con qualche minuto d'anticipo. Potrà cenare ad un orario decente..."
Mi congedo da lui salutandolo come se ci conoscessimo da sempre, sempre più conscio di essere in buone mani.
La spia luminosa mi invita a riallacciare le cinture e l’airbus inizia la procedura di atterraggio. Leggero si stabilisce sulla rotta che lo porterà alla pista, il carrello si abbassa e le case sono sempre più vicine. Un tocco leggero e le ruote sull’asfalto mi riportano a terra.
Applauso più che meritato.
Attraverso il terminal gremito di sconosciuti trascinando il trolley, quasi invisibile tra le persone in attesa del parente o dell’amico erasmus che da troppo tempo non vedono.
Fuori c’è lei che mi attende, con un dolce bacio mi saluta riportando la mia testa tra le nuvole…
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Clap clap clap!
RispondiEliminaBellissimo progetto ragazzi, mi è piaciuto un sacco questo doppio post! E ho finito di leggerlo esattamente insieme ad Enya :)
Grazie!
bello bello!!!
RispondiEliminaEsperienza emozionanate di scrittura a 4 mani, superando le aspettative.
RispondiEliminaE' stato davvero piacevole realizzarlo. Contento che sia piaciuto!
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