In piedi, sul tetto del grattacielo, l'uomo guardava la sua opera. All'orizzonte, un tramonto come se ne vedono pochi, un cielo rosso con nuvole rosa. Il palazzo su cui si trovava era il più alto e proprio al centro della città. La città dei sogni. Voltava lo sguardo a destra e a sinistra, ma non riusciva più a capire dove finisse il cielo e dove iniziassero le fiamme. La città, avvolta in un manto fiammeggiante, stava cadendo. Tutte le case bruciate, tutti i posti sicuri venivano scoperti e distrutti. Gli abitanti scappavano in ogni direzione con in mano le loro cose più preziose. Tutti in preda al panico, pronti a fare qualunque cosa per salvare la propria vita. Come previsto, dalle nuvole giunsero gli angeli, dalle profondità della terra sbucarono i diavoli. Tutti insieme si impegnarono a salvare i superstiti, a spegnere le fiamme, a sorreggere le strutture cadenti. Tutti insieme, disperatamente alleati per cercare di tenere in piedi quel mondo. Era l'incendio più grande della storia. Il fuoco, passando da edificio in edificio, aveva contagiato tutto, proprio come un virus. Inarrestabile come la furia di un dio.
L'uomo, il centro del rogo, guardava affettuosamente a quelle fiamme. Come se fossero la sua progenie, le aveva cullate nel ventre fino a quel momento. Per tutto il tempo non aveva fatto altro che nutrirle dentro di sè, e adesso che erano uscite, bruciavano l'intero mondo. Fiamme incontenibili che avvolgevano tutto quanto. La cenere vorticava fin in cielo formando colonne nere alte centinaia e centinaia di metri.
Al centro dell'immenso incendio, il piromane era assolutamente neutro, quello che stava accadendo non dipendeva da lui. A dire il vero, era il ritratto della serenità. Guardava con attenzione l'inevitabile fine di un mondo falso, labile come un castello di carte.
Le fiamme lo avvolgevano e niente poteva più incatenarlo, nulla impediva al fuoco di fuoriuscire.
Uno stormo composto da angeli e da diavoli alati gli si avvicinò per tentare di fermarlo. Si abbatterono su di lui con spade e artigli, inutilmente. Le loro ali presero fuoco, le loro spade si sciolsero come burro, gli artigli si ripiegarono all'indietro. Erano torce volanti che si dimenavano, tentando di salvarsi. Caddero tutti come palle infuocate, i corpi carbonizzati dei diavoli non si distinguevano da quegli degli angeli. Alla fin fine quegli esseri erano tutti uguali. Tutti gli abitanti della città dei sogni, gli angeli, i diavoli, perirono nella fiamma scaturita dal ventre dell'uomo. La metropoli si frantumava e le macerie volavano via spezzettanzosi progressivamente in frammenti sempre più piccoli. Le costruzioni si disgregavano completamente pezzo dopo pezzo, salendo e vorticando. Nulla era rimasto, solo detriti che diventavano polvere. Allora il cielo e la terra si fusero, non c'era più cielo e non c'era più terra. Ogni cosa si era ricongiunta, niente era diviso. Il creato unificato in un singolo universo di infinite possibilità.
Lentamente la vista si annacquò e, come vernice che cola, quel panorama apocalittico si sciolse rivelando ciò che nascondeva. L'uomo piangeva come non aveva mai fatto in vita sua. Gli uscivano lacrime che, come acido, scioglievano tutte le bugie.
Per la prima volta in vita sua vide il mondo come era veramente.
Su un tappeto musicale perfetto ed inquietante hai fatto un dipinto gotico-postmoderno davvero coinvolgente.
RispondiEliminaNon è stato piacevole leggerlo.
Quindi...Ottimo lavoro!
Grazie del complimento, per me è sempre un piacere far venire fuori le emozioni difficili, quelle con cui è doloroso convivere, quelle che tendiamo a sotterrare. L'importante è affrontarle nel modo giusto perchè, come mi accorgo sempre di più, queste emozioni permeano ogni aspetto della vita di tutti e la soluzione non è scappare
RispondiEliminamolto molto bello e allegorico, mi ricorda l'incisione "l'Enigma" di Dore...
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