What if I say you're not like the others?


Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!

giovedì 25 febbraio 2010

Racconto del monaco

Intro

Non so se è mai capitato anche a voi, ma c’è una parte di camera mia che non ha subito cambiamenti da circa 10 anni, l’ordine delle cose è rimasto tale e forse anche la polvere è la medesima.

Bene con estremo piacere oggi ho trovato un floppy, si proprio lui, l’antenato della chiavetta USB.

Certo lo stupore non è tanto per l’oggetto, più obsoleto che d’antiquariato, insomma non paragonabile al ritrovamento di un vinile messo da parte per numerosi anni, quanto per il titolo riportato sullo stesso.

Bene al suo interno, con mio enorme piacere, era rimasto un file salvato dal tempo delle superiori.

Il file contiene un racconto fatto per un lavoro di Lettere, lavoro che presi molto a cuore.

Rileggerlo mi riempie il cuore in quanto molto introspettivo.

Chi avrebbe mai detto che potesse diventare un point particle...

…………………………………

Camminavo spaesato, cercando una risposta al mio dubbio, forse nelle cose che mi circondavano, o nelle persone che mi incrociavano; il sole mi illuminava il viso, ma avevo bisogno di ben altra illuminazione.

La mia testa era tempestata da domande, problemi, concetti, che non riuscivo a capire; è strano come ad un certo punto della vita, ti accorgi come tante cose siano inspiegate, la voglia di sapere è tanta, e il pensiero di alcuni dubbi ti rende incapace di pensare ad altro.

Avevo bisogno di parlare con qualcuno, dovevo sapere, dovevo riempire il mio vuoto, proprio come riempio queste valigie.

E così camminavo, per quella strada che tante volte avevo percorso, incurante di tutto, verso il monastero che mi ha visto crescere.

Sapevo di poter contare su padre Silvestro, più che un monaco è un amico, con cui parlare, confidarsi e chiedere consiglio, ma questa volta sarebbe stato diverso, la sua risposta avrebbe cambiato qualcosa in me, il modo di pensare, di agire e di considerare le cose.

Stavo per incontrarlo, dovevo solo varcare l’ingresso della chiesa; quanti ricordi, proprio qui ho avuto la mia prima lezione con Silvestro, circa tre anni fa: ”Il primo incontro che faremo nell’entrare sarà con il crocifisso monumentale, ecco lo vedi, è in bronzo, e indica il contenuto immediato e ultimo della fede”.

“Condoglianze Ralf, mi dispiace tanto per tua madre”, “Grazie Giovanni. Sai dove posso trovare Silvestro?”, “C’è scuola adesso, due giorni che manchi e ti sei già dimenticato gli orari!? Dovrai aspettare il pranzo”.

Iniziai a passeggiare un po’, aspettando l’arrivo del mio maestro; ah Monte Fano, Silvestro non poteva scegliere un posto migliore, qualcuno ha scritto che aveva disposto il monastero come un giardino in una terra solitaria ed inaccessibile. Vedendovi riprodotti i fiori dei novizi, piantati gli alberi dei proficienti e ben fondate le piantagioni dei perfetti, godeva dell’abbondanza dei frutti delle virtù e s’immergeva nella contemplazione della divinità…i vecchi dimenticando l’età, partecipavano agli uffici con giovanile prontezza. I giovani, tenendo a freno l’esuberanza giovanile, prendevano parte al culto divino con senile serietà. E pensare che se non fosse per Filippo, il suo primo discepolo, ora sarebbe ancora nella Grotta Fucile, ma devo anche ammettere che è stando lì che è diventato quello che è. Qua è il paradiso, l’occhio spazia lontano per vallate e colline: l’alta valle dell’Esimo, la valle del Giano, e tutt’intorno una chiostra di monti. Verso oriente la catena dei Preappennini con le montagne della Rossa, la gola di Frasassi con le sue famose grotte, la vetta a piramide del San Vicino; a ponente gli Appennini: il passo di Fossato, il monte Cucco, il monte Catria, e verso sud le cime dei monti Sibillini.

I novizi escono pian piano dall’aula, con le facce stanche, ed ecco lui, dietro a tutti, ma solo nella fila…”Silvestro! Silvestro, ho bisogno di parlarti”, ”Dimmi figliolo, stai bene? Tuo padre come sta? Gli sei stato vicino?”, “Si, ho fatto il possibile per sollevargli il morale, ah povera mia madre, era vecchia”, “Mi dispiace proprio; ma dimmi, come mai mi cerchi con tanta fretta, cosa succede, è per tua madre?”, “No, cioè, si e no, ecco il problema è scaturito da questo…Silvestro, il problema è che ho iniziato a pensare, ho la mente chiusa, aprimela…un po’ alla volta inizio a preoccuparmi delle cose, a essere infelice di me stesso, a essere scontento…a non capire la vita, a pormi problemi, perché esistiamo, qual è il nostro scopo… non so se comprendi le mie parole…forse sono un po’ confuso nell’esporti il problema, ma è la stessa confusione che ho in testa…Silvestro cosa devo fare per ottenere la felicità?”, “Ralf, queste tue domande mi turbano, la conosci meglio di me quella parab…” “dai tutto quello che hai ai poveri, e seguimi?! Sì lo so, ma non…” “Tu sei molto confuso ragazzo mio, eppure non è un giorno che sei qui in monastero!” “Aiuto Silvestro, dai una risposta ai miei quesiti, non posso continuare così, andando avanti senza uno scopo preciso, o forse c’è e non capisco qual è, o non ne sono soddisfatto” “Hai ormai diciotto anni, e sono tre anni che sei qua, sei uno dei migliori, non ho nulla da insegnarti…devi sapere che alcune cose non si possono spiegare se non le si vive in prima persona; devi stare un po’ da solo, per un po’ di tempo” “Come facevi tu all’inizio” “ Più o meno, d'altronde siamo benedettini, solitari austeri e semplici; però voglio che tu faccia un viaggio, che tu abbia un contatto con altre persone di culture e ceti diversi” “Ma a che serve!” “Da quando si risponde al proprio maestro…fa’ ciò che ti ho detto, tu sei del nord, vero? Germania, se non ricordo male, vacci, ti farà bene anche rivedere posti che una volta facevano parte della tua vita, torna a Roma da tuo padre, salutalo e poi parti. Hai bisogno di crescere, di capire la vita, non importa la strada che farai, la mano del Creatore ha sparso qua e là nel mondo isole di silenzio e di pace perché fossero per gli uomini quasi altrettante oasi dello spirito bisognoso di sostare di quando in quando nella corsa della vita; apprendi tutto quello che senti, ricorda: anche il più inetto può insegnarti qualcosa, e poi, come un mosaico, metti tutto insieme…” “E poi?” “E poi vedrai tu stesso…? Ora ti saluto, vado a ritirarmi nella mia camera, fa buon viaggio, che il signore sia con te”

Che il signore sia con me, non ho mai pensato veramente che il signore mi segue in tutto ciò che faccio, cioè lo so, però sul momento non mi passa neanche per la mente.

Sto per partire, saluto mio padre, mi faccio lasciare un po’ di soldi; quando inizieranno a mancarmi me li guadagnerò, con qualche lavoro di fortuna, altrimenti digiunerò, in fondo Gesù è stato quaranta giorni nel deserto, tra l’altro anche tentato….

“Scrivo queste righe per rilassarmi un po’, sono stanco, e triste, spero che quando rileggerò questo foglio avrò trovato la felicità, nel frattempo la cercherò, in chi e in cosa non lo so, però mi impegnerò, forse sono io, forse sono troppo chiuso, e viaggio con i paraocchi, non vedo ciò che mi circonda, vedo solo ciò che voglio io, devo ancora crescere, soprattutto di testa, devo maturare. Vedo in me tutti i difetti, ora basta devo andare, non posso spendere tempo in chiacchiere…guidami o signore nel cammino della mia vita”

Ralf 12 novembre 1251

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Sono steso su questo prato, creazione di Dio, come tutto ciò che mi circonda, filo d’erba in bocca, osservo il cielo terso, e il paesaggio che si presenta davanti a me, le montagne innevate, le pecore che pascolano, i bambini che giocano, i cani che corrono…siamo all’incirca al 20-21 luglio 1253, ho viaggiato, e ho appreso molto, e guardando questo paesaggio posso finalmente dire che lo scopo della vita è viverla, con i suoi alti e bassi, amando Dio, avendo solo lui nella propria vita, aggrappandosi a lui, perché non ci verrà mai a mancare.

Quello che ho imparato è che siamo materialisti, non riusciamo a trarre felicità che dalle cose materiali, ed io ero uno dei primi fra questi, mi sono abbandonato così al vino, a volte al gioco, ma si sa, si impara dagli errori, ed è proprio quello che voleva il mio maestro, quando decise di mandarmi in viaggio, voleva che sbagliassi, per capire e correggermi.

Ho avuto modo di parlare con una prostituta, che mi ha insegnato ad essere libero, con un falegname, che mi ha mostrato le meraviglie del creato, per saperlo apprezzare.

Ho avuto una lunga discussione anche con un monaco, il quale mi ha istruito sulla dottrina agostiniana, la cui teoria dei rapporti tra ragione è fede è sintetizzata nella duplice formula crede ut intelligas (credi per capire) e intellige ut credas (capisci per credere); la fede ci indica il cammino da seguire, diceva S.Agostino. Io mi lamentavo perché pensavo, ma facendolo non mi ero accorto che stavo maturando, riflettendo su determinati problemi e cercando di risolverli non facevo altro che essere un uomo, e mi staccavo, senza accorgermene, dall’ingenuità giovanile, ed è per questo motivo che sono entrato in crisi, chiamiamola pure spirituale. Le nozioni apprese in questi anni di noviziato erano solo acqua che bagnava il mio cervello impermeabile, anziché innaffiarlo di sapere, sapevo tutto, ma non ne ero convinto, erano solo frasi ripetute più volte senza che mi toccassero.

Un ragazzino un giorno mi ha chiesto “mi hanno detto che per entrare in convento uno deve sapere che è chiamato alla lotta…ma contro di chi?”, non mi ero mai posto una domanda del genere, nessuno mi aveva mai detto niente, lotta!? Va bene bisogna amare Dio, non avere altro al di fuori di lui, ma non la chiamerei lotta!? E invece si, noi dobbiamo lottare, contro le passioni, i propri vizi, o come direbbe San Paolo contro “l’uomo vecchio”. Se all’inizio può risultare duro, man mano che si progredisce, si aprono spazi nuovi che non avremmo mai sospettato di possedere in noi stessi e…”il cuore si dilata”!

Sta a noi decidere la propria vita, scegliendo cosa è giusto e cosa è sbagliato, e Dio ci ha dato la possibilità di scegliere.

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