19.05 Pacific Standard Time (PST).
Il Boeing 777 della PP International Airlines sale potente ed indisturbato attraverso le rade nuvole di questa tiepida serata di dicembre, lasciandosi alle spalle una scia bianca chiaramente visibile nell'atmosfera dorata.
La San Francisco Bay è là sotto e scorre veloce sotto gli occhi dei passeggeri, che ammirano in completo silenzio lo spettacolo luminoso offerto dal Golden Gate Bridge e dai grattacieli di Downtown.
Dopo una rapida salita fino a 7'000 piedi in direzione Nord, viriamo per prua 0-7-0, Nord – Est, continuando a salire fino alla quota di crociera di 37'000 piedi, la bellezza di 11'200 metri.
Ding. Ding. Ding.
Il triplo segnale acustico segnala ai passeggeri che si possono muovere liberamente all'interno dell'aereo, mentre uno steward entra nella cabina di pilotaggio portando la cena per me, Michael e Tore.
Penso che molti colleghi piloti concordino con me sul fatto che volare su lunghe tratte intercontinentali sia faticoso, ma nel complesso meno logorante rispetto ad una giornata piena di voli più brevi, costellata da tante salite, discese, attese.
Comunque una buona decina di ore di volo notturno ci separano dall'aeroporto Heathrow di Londra e sono felice di poter condividere i comandi del Boeing 777 con due validi piloti come Michael e Tore.
Michael, il Primo Ufficiale, è Californiano, originario di Sausalito, proprio vicino a San Francisco: giovane e brillante, è una spalla fidata.
Tore è il Relief Pilot di questo volo, il terzo pilota che consentirà che, a turno, uno dei tre possa staccare per riposarsi un po'. Lavoratore preciso e silenzioso, abituato al rigore della sua Norvegia, fatica sempre un po' a sedersi al posto di guida, visto che sfiora i due metri d'altezza.
Trascorse oltre cinque ore di volo, il GPS indica che stiamo sorvolando l'isola di Newfoundland, sulla costa orientale del Canada. Tore entra puntuale in cabina curvandosi tutto, come suo solito. Gli cedo volentieri i comandi e la fresca compagnia di Michael, esco e vado ad accomodarmi sulla prima poltrona disponibile.
Due passeggeri seduti dietro di me, evidentemente insonni, parlano concitatamente di affari. L'accento e i cappelli bianchi non mentono: sono Texani. Nessun limite alla loro brama di denaro e al volume della loro voce.
Per fortuna la visione della luna piena, straordinariamente luminosa questa notte, unita al ritmico lampeggiare delle luci sull'ala sinistra dell'aereo, ha su di me un effetto rilassante ed ipnotico. Una musica dolce e piacevole risuona dalle morbide cuffie di pelle ed io, piano piano, mi lascio andare...
...Mi alzo in piedi e mi guardo le mani. Sono sporche di terriccio ed aghi di pino. Le ripulisco alla bell'e meglio.
Mi guardo intorno: sono circondato da alberi altissimi e fitti. Strano, sono disposti esattamente in circolo ed io sono in mezzo.
Il sole sta tramontando, l'oscurità avanza.
Perchè sono qui?
...
Rumore... Non sono solo, c'è qualche animale che gira da queste parti.
O forse non sono animali... Mi sento osservato.
Basta, mi devo spostare subito. Devo andare a casa.
Che strada ho fatto per arrivare fin qui? Di là, provo di là.
Uh, fa freddo qui...
Cos'è stato?
...
Ah, solo il vento...
No, no, non da questa parte! Non ricordo di aver visto questa roccia a forma di brontosauro.
Devo andarmene da qui. Devo correre. Di là.
...
E' solo il vento, è solo il vento, non c'è nessuno qui...
Fuori. Sono fuori.
Quel recinto, quel campo di grano...
Mi ricordo. Presto!
Mi bruciano le braccia: i rami mi hanno strappato i vestiti.
Il cuore mi rimbalza nel petto, pesante come non mai, e corre insieme a me.
E' tanto buio, fa freddo qua fuori..
Devo correre più veloce che posso, devo arrivare...
Un chiarore.
Mi avvicino.
Solida e sicura, brilla nel buio.
Riconosco il portico, le finestre luminose: passano le paure.
E' lì, mi aspetta e mi chiama come un faro nella notte.
La discreta luce della torcia di uno steward mi passa davanti agli occhi. Mi sveglio e, dopo un buon carico di caffeina made in USA, entro in cabina per dare il cambio a Tore.
Il sole sta sorgendo sopra i ghiacci della Groenlandia. Non c'è una sola nuvola in cielo e i raggi di luce si allungano sulla gelida superficie del mare per cercare di dare colore e calore alla ruvida distesa bianca. Michael indica fuori dal finestrino di destra:
“Non ti sembra che quella roccia assomigli ad un dinosauro?”.
What if I say you're not like the others?
Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!
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