What if I say you're not like the others?


Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!

martedì 2 febbraio 2010

Fly One Time - Primrose Hill

Mentre ti scrivo, starai preparando la cena.
Ti immagino: lì in cucina, dolce e silenziosa. Buon profumo, colori intimi e caldi. La tv accesa su “Che tempo che fa”.
Due occhi grandi, verdi, ti guardano, poi si fissano sul modellino della macchina rossa, poi su quel bell'aeroplano bianco, poi sulla bottiglia coloratissima, poi di nuovo sulla mamma, che non si sa mai...

Mi mancate.
E' stata una settimana dura, ne abbiamo fatte di miglia. West coast, East Coast, West Coast, East Coast. Oggi Londra, finalmente. Ma soprattutto, domani sarà Torino, sarà Casa.

Fuori dalla veranda, su Elsworthy Road, vedo passare in questo momento Chris, il vicino (sai, il gallese, quello simpaticissimo, che parla un dialetto quasi incomprensibile), mentre viene portato a spasso dal suo Labrador bianco. Stasera c'è una stupenda luna piena. La sua luce candida filtra in casa e si fonde con quella dello schermo del mio notebook.
Quasi quasi più tardi vado a fare due passi su Primrose Hill, qui dietro. L'aria è fredda ma il cielo è particolarmente terso rispetto agli standard londinesi e mi potrò gustare per un po' il più bel panorama di Londra con il sottofondo di una bella canzone.

Certo, da solo non è lo stesso... Ti ricordi l'ultima volta? Quando siamo finiti in mezzo a quel video musicale con quella ragazza vestita da ballerina di flamenco e tu, guardandola, l'hai fatta ridere, così che hanno dovuto ripetere la scena?
Ah, che bello!

Leggerai questa mail dopo cena...
Quando metterai a letto Gabriele mi piacerebbe che gli raccontassi questa piccola storia da parte mia. Visto che ormai il piccolo fa domande su ogni dettaglio dei nostri racconti ti divertirai un sacco ad arricchire la trama che ti scrivo.
Prima, mentre da Heathrow mi spostavo qui ad Elsworthy Rd, guardavo Londra e...

C'era una volta una piccola anatra. Si chiamava Wright. Avrà avuto tre anni, tre anni e mezzo massimo. Era molto bella: aveva il becco giallo, la testa verde smeraldo, il collo grigio scuro, il corpo grigio chiaro e le zampe arancioni. Viveva insieme ad altre tre altre anatre in un lago enorme, grandissimo. Ma vediamo un po' chi erano le altre anatre e come si chiamavano: c'era Phillips, che aveva le piume delle ali color blu scuro ed era un'anatra pescatrice; c'era Jermain, un anatroccolo piccolo e muscoloso e davvero molto spavaldo; infine c'era Defoe, un'anatra anziana, di dieci anni, che faceva un po' fatica a nuotare ma aveva sempre buoni consigli da dare e parlava davvero tanto.
Wright era la più giovane delle anatre, ma era intelligentissima e se la sapeva cavare molto bene in ogni situazione. Il suo migliore amico e compagno di mille avventure era Jermain.

Era un giorno come tanti altri, agli Highgate ponds di Hampstead Heath, la casa delle nostre amiche anatre. Come ogni mattina, alle 7.30 puntuali, le libellule erano passate a suonare la sveglia e le anatre avevano fatto colazione mangiandosele. Le anatre, infatti, essendo degli uccelli, si nutrono anche di insetti!
Dopo un'abbondante colazione, quindi, le quattro anatre di Hampstead partirono per un viaggio: dovevano arrivare dall'altra parte del lago prima del tramonto. Come al solito Jermain partì nuotando velocissimo e dopo un minuto era già davanti a tutti. Phillips si muoveva più lentamente ma, così facendo, di tanto in tanto riusciva a pescare qualche piccolo pesciolino e ne dava anche ai suoi amici. Wright nuotava proprio bene per avere solo tre anni e, muovendosi fluida nella fresca acqua del laghetto, si guardava intorno, osservava tutto e cercava di imparare il più possibile. Scuoteva il becco pensando a Jermain, a cui invece importava soltanto di arrivare per primo dall'altra parte del lago. Defoe era molto indietro, sudava un po', ma piano piano si spostava anche lei verso l'altra parte del lago cantando a squarciagola le belle canzoni dei suoi tempi.

Era estate ed era domenica, Wright l'aveva capito perchè tante persone erano sedute, sdraiate o giocavano intorno al lago. Era bello vedere quegli animali strani che si muovevano e a lei stavano simpatici soprattutto quelli piccoli piccoli. Soprattutto quelli che avevano gli occhi verdi, perchè erano dello stesso colore del suo collo.
Ad un certo punto Wright sentì un rumore fortissimo, quello che avrebbero potuto fare cento tronchi che fossero caduti nel lago mentre Defoe urlava contro i piccioni. Senza capire perchè, sentì il bisogno di volare. Non importava dove, doveva solo volare. Vide che anche le altre anatre provavano a fare lo stesso. Defoe non ci riuscì, appesantita dai suoi anni e dai troppi spuntini che gli uomini le avevano lanciato in acqua nel corso della sua vita. Disse alle altre di pensare a salvarsi, lei ce l'avrebbe fatta.

Wright perse presto di vista le altre anatre e volò all'impazzata verso quello che le sembrava un lago enorme, in lontananza. Iniziò a sentire dell'acqua caderle sulle ali, ma grazie ad una tecnica che le aveva insegnato Jermain riuscì a volare bene. Volò verso il lago per qualche minuto, era quasi arrivata. Fin quando... Ahi! Le cadde addosso un pallino bianco che per poco non la fece precipitare. Poi ne vide altri. Cos'era quella pioggia strana? Doveva mettersi in salvo.

Atterrò sull'acqua, l'aveva raggiunta finalmente.
A ben vedere, forse non era un lago... Comunque, i pallini bianchi facevano male, doveva andare in un posto coperto. Si alzò di nuovo in volo e raggiunse quello che le sembrava un enorme pavone. Conosceva i pavoni, ogni tanto ne vedeva uno e le piacevano. Pensò che lui avrebbe potuto coprirla sotto le sue piume: era piccola ed indifesa. Vide che il pavone era bianco: non si vedevano tanto spesso pavoni bianchi, ma Defoe le aveva detto che una volta, quando era allo zoo di Londra, ne aveva visto uno così. Allora andò decisa da lui. Quando gli arrivò vicina si accorse che era davvero grande. E aveva una ruota stranissima! Era formata tante grandi uova bianche e blu. Provò a chiamare il pavone, ma, visto che non si girava e che la pioggia di pallini continuava a cadere, decise di provare a coprirsi dentro una di quelle uova: era aperta, doveva esserne uscito da poco un pulcino!

Entrò.
Dopo un istante l'uovo si mosse. Wright non capì cosa stava succedendo. Riusciva a vedere fuori: l'uovo stava volando! Si muoveva molto lentamente e saliva, saliva... Vide che la pioggia di pallini bianchi era finita. Non poteva più uscire dall'uovo, si era chiuso. Il cielo iniziò a diventare azzurro, le nuvole scomparvero. L'uovo era arrivato davvero in alto e Wright fu affascinata dalle cose che vide in quel momento: la città era sotto di lei e poteva anche vedere casa sua laggiù. Si sentiva protetta, al caldo di quell'uovo. Si accoccolò tra le sue piume ormai asciutte e, piano piano, si addormentò...

Bene, spero di non aver esagerato. Sai bene che quando inizio a raccontare vengo coinvolto dalla storia e non mi fermerei più...
Ora esco e faccio due passi su Primrose Hill ascoltando questa canzone.
Prova a sentirla anche tu e dimmi se ti piace: la trovo rilassante, magica, perfetta per questa notte, per ricordare che “the earth is not a cold dead place”.


A domani, non vedo l'ora.

B

1 commento:

  1. wow...peccato averla letta appena sveglia!!
    la rileggerò stasera prima di andar a letto!!
    bravo marco...

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