"Chi ha provato il volo camminerà guardando il cielo, perché là è stato e là vuole tornare."
Leonardo ci aveva visto giusto. Quante volte ho ripensato a questo aforisma negli anni di studio e pratica...
E come non pensarci durante il mio primo volo da pilota di linea!
Lo ricordo come fosse ieri, ero copilota del volo Nice Côte d'Azur – Ajaccio Campo dell'Oro in una calda serata di giugno.
Dopo tanti sacrifici, la fresca assunzione alla PP International Airlines, emergente compagnia inglese, mi avrebbe permesso di solcare i cieli del mondo: il sogno era diventato realtà.
Quella sera eravamo impegnati su una tratta breve ed il piccolo ATR 72 fece il suo dovere nei previsti 50 minuti di volo, permettendoci di gustare uno splendido tramonto. Le condizioni meteo erano buone e stabili ed il comandante mi lasciò effettuare avvicinamento ed atterraggio alla pista 09 dell'aeroporto di Ajaccio.
“Campo dell'Oro... We will walk in fields of gold” pensavo sorridendo mentre il taxi si allontanava dal terminal. Il volo di ritorno per Nizza era programmato per le 10.00 del giorno successivo e mi stavo spostando verso l'albergo in cui avrei trascorso la notte. Avevo scelto qualcosa di più caratteristico dell'hotel di fianco all'aeroporto, dove andò invece il resto dell'equipaggio.
Venti minuti più tardi ero di fronte al “Carpe Diem Palazzu” a Suarella. Salutai Petru, il simpatico tassista di Bastelicaccia che mi aveva portato fin lì e respirai a pieni polmoni l'aria della Corsica verace, quella dell'entroterra, quella che sapeva di muschio e cinghiale... Un attimo dopo ero seduto ad un tavolo del ristorante dell'albergo con l'acquolina in bocca.
Mi guardai intorno: nella piccola sala c'erano tre persone oltre a me. Un'anziana signora che portava sul viso i segni profondi di una vita vissuta in pienezza e semplicità mi sorrise mentre, curva curva, sorseggiava lentamente dal cucchiaio il suo aziminu di pesce.
Ad un altro tavolino sedevano due uomini di mezz'età vestiti di nero.
Sembravano attori teatrali e parlottavano tra di loro in questa lingua a me ancora sconosciuta ma già simpatica: il corso, un misto tra sardo, genovese e toscano. Di tanto in tanto, mentre assaporavo fricassea d'agnello e figatellu brasato alla birra Pietra qualche parola arrivava alle mie orecchie: “Nuvellu”, “gemellu”...
Ero interessato e divertito da questi due personaggi e dal loro strano dialetto così, finito il dolce a base di pisticcini e canistrelli, andai al loro tavolo e mi permisi di offrir loro un buon mirto corso.
Andammo avanti a chiacchierare per molto tempo e molto mirto. Cercai di farmi insegnare il corso e alla fine della serata lo parlavo un po'. O forse era il Mirto del Niolu a parlare per me... Comunque scoprii che i due presunti attori in realtà erano musicisti autoctoni e li ascoltai affascinato mentre mi parlavano del profondo legame con la loro terra, un grande amore che cercavano di trasmettere attraverso le loro opere. A un certo punto, tutti e quattro – la signora si era unita al gruppo – caldi e vivaci, improvvisammo un quartetto polifonico in pieno stile isolano sulle note del “Nessun dorma”. Ecco, fu quello il momento in cui realizzai che era ora di andare a dormire dal momento che la mattina successiva avrei dovuto pilotare un aereo.
Raggiunsi la mia stanza e crollai sul letto. Una luce fastidiosa mi puntava dritta negli occhi: era una notte di luna piena e la finestra aperta mi regalava generosa questo spettacolo. Chiusi gli occhi e cercai di addormentarmi...
Percepii una presenza fuori dalla stanza. Ero sicuro che ci fosse qualcuno dietro la porta. Mi alzai circospetto, andai ad aprire e...
Un muflone.
No, no. Momento... Chiusi la porta. La riaprii...
E sorrisi, era stato tutto frutto della mia immaginazione. Era solo una capra.
Mi guardava e poi puntava il muso verso le scale, ripetitivamente, senza parlare. Fece due passi, poi si fermò e mi fece cenno di seguirla.
Uscimmo dal “Carpe Diem Palazzu” e poi Capra iniziò a trotterellare allegramente verso un bosco. La seguivo a distanza, cercando di non perderla di vista nella lattiginosa luce di quella notte. E poi via a scalare rocce, saltare crepacci, attraversare campi di grano, giù, fino al mare, dove l'amica ovina si fermò. Piano piano, mi feci vicino. Vidi che stava fissando una nave che si allontanava lenta verso l'orizzonte e lessi una nota di nostalgia nei suoi occhi. Poi si girò verso di me e fece “Beee beee beee”...
Beee beee beee. Il telefono in camera squillò puntuale alle 6.30 e mi svegliai di soprassalto. Mi alzai dal letto con tutti i muscoli indolenziti e mi preparai per lasciare la stanza. Dopo una doccia veloce, uscendo dal bagno, notai qualcosa per terra, vicino alla porta. Era un CD. Lessi l'etichetta: “Per B.T. … Aspettami”. Era scritto davvero male – pensai – guardando la pessima grafia di chi al posto delle mani potrebbe avere degli zoccoli.
Rimasi pensieroso per tutto il viaggio in taxi verso l'aeroporto. Di fatto ero rimasto poche ore in quel mondo fatto di mare, montagne, musica e sapori, ma sentii che mi aveva segnato. Profondamente segnato.
Alle 9.59 ero nell'ATR 72, sulla pista 20 di Ajaccio Campo dell'Oro.
“Torre di controllo, chiediamo il permesso di decollare in direzione Nord.” “Permesso accordato.” Feci un cenno al comandante da dietro lo specchio dei miei occhiali da sole e diedi piena potenza ai motori.
Aspettami Corsica... Presto ritornerò.
What if I say you're not like the others?
Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!
Bravissimo Marco!!!
RispondiEliminaUn racconto coinvolgente e commovente, perfettamente accompagnato dalla canzone.
Grazie
Sonia