What if I say you're not like the others?


Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!

martedì 10 maggio 2011

News from Australia part 9

Sienna ha sei anni, due grandi occhi azzurri, lunghi capelli biondo grano, un faccino bello tondo e un sorriso fatto di tanti piccoli dentini. Ha perso il padre quando aveva due anni e la madre lavora fino a tardi in un salone di bellezza. Sua nonna era una grande amica di infanzia di Mary ed è per questo motivo che io e Alex ce la ritroviamo a casa al ritorno da scuola due o tre volte a settimana. Sienna passa l’intera giornata con Mary e insieme vanno a fare la spesa, giocano, nuotano nella piscina di casa, fanno i compiti e preparano ottimi biscotti al cioccolato o con l’uvetta che poi io e Alex facciamo fuori con allegria.

Quando torniamo a casa Sienna sente i nostri passi dalla strada e allora ci corre incontro e salta in braccio al primo che gli si presenta davanti, mentre l’altro si deve accontentare di un abbraccio alle gambe e di un bacio sulla guancia. Capita spesso di trovarla in casa anche durante il week-end e lì son dolori, perché una giornata intera passata con quest’uragano ti sfinisce peggio di una gara di lotta greco-romana.

E’ difficile descrivervi l’educazione e la gentilezza di questa bambina. Non piange mai, si lamenta pochissimo, qualsiasi gioco le proponiamo diventa per lei la cosa più divertente del mondo. L’aneddoto vi farà capire: un sabato sera di qualche settimana fa, io e Alex eravamo stravolti da una giornata passata in sua compagnia mentre lei sprizzava ancora energia come un vulcano. Mancava ancora mezz’ora all’arrivo di sua madre e ad Alex, cinico e arguto come solo un coreano sa essere, è venuta la geniale idea di proporci l’ultimo gioco della giornata: il gioco “di guardare in silenzio la tv” con l’unica regola di non parlare, pena la squalifica e la sconfitta. Ridacchio e guardo Sienna che ricambia lo sguardo con i suoi occhi furbetti e dice: “Va bene, mi sa che vincerò”. Iniziamo la gara e, con ritrovata calma, ci piazziamo sul divano a gustarci le succose news locali. Dopo cinque minuti di assoluto silenzio, Sienna si alza, va in cucina, beve un sorso d’acqua, poi ritorna e si piazza a guardare la tv ad un metro di distanza, con braccia e gambe allargate a stella, così da non permetterci di vedere niente. Dimenticandoci del gioco, io e Alex protestiamo sonoramente chiedendole di spostarsi. Credo che la mezz’ora successiva l’abbia passata a ridere e ballare come una pazza, prendendoci in giro perché aveva vinto il gioco in soli cinque minuti.

Mary con lei è molto severa e la richiama per qualsiasi cosa faccia di sbagliato, chiedendole di ringraziare, di salutare quando va via, di domandare sempre per favore e mangiare composta a tavola. La sua unica regola nei nostri confronti è di non entrare nelle nostre camere. Così, se deve venire a chiamarci per la cena o per andare a giocare con lei, bussa alla porta, si affaccia solo con la testolina e aspettata la risposta pazientemente in corridoio. Quando fa lunghi discorsi, raccontandoci di quello che le capita quando non è con noi, difficilmente riusciamo a capire il senso delle sue parole, quindi ci limitiamo o a ridere o a dire sì o a farle il solletico, e questo per lei è più che soddisfacente.

Passando ad altro, so che siete stati tempestati anche voi da questa notizia e immagino il vostro poco interesse a riguardo, ma mi è davvero impossibile non parlarvi delle nozze del principe d’Inghilterra. Direte: “Adesso che c’azzeccano William&Kate con la terra dei canguri?”. Ricordandovi che l’Australia è di fatto una colonia inglese e, per dire, il primo ministro deve rispondere del suo operato di fronte alla Regina, vi descrivo brevemente come è stato vissuto l’atteso matrimonio da queste parti. Per una beffarda coincidenza dovuta al fuso orario, l’inizio della cerimonia è coinciso perfettamente con il prime time televisivo, ovvero la fascia serale, dove dappertutto almeno una televisione in casa viene accesa. Sui quindici o sedici canali disponibili, sette, dico sette, di essi sono stati dedicati alla diretta dell’avvenimento, dall’arrivo dei primi invitati al giro in carrozza nuziale dei neo-sposi, con uno stuolo di giornalisti, inviati, opinionisti e ospiti d’onore che noi riserviamo solo ai mondiali di calcio. Insomma, ad ognuno il suo.

Fatto sta che Mary, nonostante mi avesse detto di non essere molto interessata alla faccenda, ha seguito per intero la diretta e mi ha chiamato, mentre stavo leggendo in camera, per assistere e commentare insieme a lei all’arrivo del principe e di suo fratello.

Poi sono uscito un po’ con i miei amici e, arrivato al club più popolare di Cairns (ricordate il Gilligan’s del primo aggiornamento?), non volevo credere ai miei occhi. Davanti al maxi-schermo, di solito utilizzato per trasmettere partite di football durante il giorno e video musicali in serata, si stava consumando l’ennesima, incomprensibile stranezza: una marea di ragazzi con birra in mano che, chi in silenzio chi commentando o ridendoci su, guardava William promettere a Kate amore eterno in ricchezza e “povertà”.

Sensazionale, ma oggettivamente troppo!

Comunque anch’io ammetto di essermi fatto coinvolgere da questa atmosfera e in settimana ho seguito un’intervista del principe che confessava che, per l’allestimento della cerimonia e per la cura dei particolari, si è ispirato ad un matrimonio avvenuto a fine febbraio in una piccola chiesa della periferia torinese.

Sarà, ma lui tra gli illustri invitati non ha avuto nessun giocatore del Between.

Le brevi notizie della settimana questa volta ci raccontano che:

  • Ho individuato, grazie a Mary e al cielo stellato e senza luna di queste sere, la famosa “Croce del Sud”. Devo dire che, dopo averne letto in storie e romanzi, trovarmela davanti è stata un’emozione non da poco.
  • L’Australia, terra selvaggia e nota per i suoi pericolosi e mortali animali, si rivela anche terra dotata di un certo macabro senso dell’umorismo: le probabilità di morire per un attacco di squali o per un morso di serpenti sono sette volte inferiori alla possibilità di morte causata da una noce di cocco che ti cade sulla testa.
  • I Taipans, squadra di basket locale, ha perso due giorni fa la finale del campionato australiano con una squadra…neo-zelandese! Ed erano giustamente un po’ tutti incazzati: per dire, è come se l’Inter, dopo aver battuto tutte le squadre italiane andasse a Malta e perdesse contro La Valletta.

Vi lascio come sempre con la rubrica “Proverbi italiani che non hanno senso se li dici in Australia”, anche se dopo la perla dell’altra volta tutto mi sembra più grigio:

Chi per amor si piglia, per rabbia si scapiglia.

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi nel campo bianco il tuo commento. Poi nella tendina seleziona "Nome/URL" e nel campo "Nome" digita il tuo nome. Grazie!