La situazione in cui vi scrivo questo penultimo aggiornamento è a grandi linee questa: biblioteca grande e luminosa, un bel sole fuori dalla finestra che scalda il cuore, un leggero mal di testa causato da qualche birra di troppo di ieri sera, e davanti a me alcuni libri di grammatica italiana per studenti inglesi che non so a chi appartengano perché il proprietario non si è ancora fatto vivo. Curioso di sapere chi mi ritroverò davanti, inizio a scrivervi.
Non so bene come dirvi quello che sto per dirvi. Provo a prenderla da lontano, sperando di arrivare dove vorrei. E’ arrivato il momento di raccogliere i frutti di questa esperienza e, con esso, anche il desiderio di condividerlo con voi, perché son certo che saprete custodirlo nel migliore dei modi. Vi riporto di seguito uno dei tanti appunti che hanno accompagnato il mio viaggio e quello che lo ha preceduto. Questo in particolare è di una settimana esatta prima della partenza, e chiarisce abbastanza come mi sentivo, e come in generale mi approccio alle cose nuove.
“Come ci si sente ad una settimana esatta dalla partenza più significativa della vita? Ringrazio molto per la domanda . Provo a rispondere il più sinceramente possibile: mi sento come se dovessi partire tra un anno. Come se tra il Qui&Ora e il momento in cui l’aereo decollerà, lasciando sulla pista, per un tempo definito ma non per questo meno lungo, affetti, cose fondamentali dimenticate, paure mie, paure di chi mi vuole bene e che vorrebbe che mai partissi ed emozioni ancora tutte da scoprire, mancasse ancora una vita. E la mole infinita di preparativi ancora da organizzare è la migliore testimonianza di questa mia riflessione.
La prima grande consapevolezza che mi regala quest’esperienza, ancor prima di iniziare, è il modo assolutamente poco coinvolto con cui mi approccio agli eventi fino al momento esatto che li precede. Mi è venuto il groppo in gola per la mia laurea solamente l’attimo prima di iniziare a discutere la tesi davanti ad una commissione annoiata ma non per questo meno esigente. Sarà così anche per il viaggio. Ci penserò il giorno stesso, arrivando al pelo con le mille cose a cui pensare e da mettere in valigia. E’ così per ogni viaggio, per ogni aspetto della mia vita. Non so dire se sia un bene o un male. Non son sicuro di poter dire con certezza neanche se mi piaccia o meno. Però ho la certezza che questo atteggiamento mi faccia vivere il presente con più serenità.”
Per questo motivo non mi è stato possibile dire a nessuno di voi che avrei sentito la sua mancanza. Solo quando l’aereo è decollato ho potuto realizzare che sarei stato lontano da tutto per tre mesi, e per questo tempo avrei dovuto fare a meno di quello che da sempre mi accompagna. Aggiungo, per correttezza di informazione, che non potevo sapere se ciò che di più caro ho mi sarebbe davvero mancato, o se mi sarei abituato anche a questo, alla mancanza, spinto da altre scoperte, da nuovi orizzonti, da una vita che stravolge il pensiero e per questo può colmare il vuoto che gli affetti lasciano. Questo è per dirvi che mi ritrovo praticamente alla fine di questa esperienza con questa nuova, grande certezza: mi siete mancati un casino! La fortuna che ho avuto fino a qualche mese fa era stata di avere tutte le persone a cui volevo bene vicino, e la conseguente impossibilità di pensare a come sarebbe stato non averle. Un viaggio così lontano nel tempo, con un fuso orario che sembra di viaggiare nel futuro, e nello spazio, senza internet a portata di mano per contattarvi come e quando volevo, mi ha dato la possibilità di capire quanto in realtà sia fortunato ad avervi.
Riconosco che a volte questa condizione possa diventare un problema; quando si vive un’esperienza forzata e non cercata (mi viene in mente il vecchio servizio militare, o un trasferimento per lavoro in un posto che non è il proprio) il rischio è di farsi travolgere dai ricordi, da quello che si lascia, dalla potenza del passato e dall’incertezza di un presente e un futuro non voluti. Ma per quanto mi riguarda la bellezza di questa mancanza si completa di un altro piccolo, indispensabile pezzo: non è stato un sentimento che mi ha bloccato, che non mi ha permesso di aprire il cuore e mente a questa nuova scoperta, ma anzi è stato il motore, la spinta con cui mi sono messo in cammino e per cui torno ricco di tante rivelazioni inaspettate. La certezza, d’ora in poi, di sapere di voler costruire il mio futuro sulla base delle relazioni che più contano è un aspetto che mi riempie il cuore di gioia e mi stupisce allo stesso tempo, perché mai avrei immaginato che questo viaggio potesse rappresentare tutto quello che in queste settimane ho potuto saggiare.
Immagino che per chiunque abbia fatto un’esperienza simile alla mia, tutto questo possa risuonare familiare, in qualche modo scontato, ma ho scoperto che ogni cosa si rivela ancora più vera solo se la se si sperimenta sulla propria pelle. Si può parlare una vita intera dell’amore, o dell’importanza dell’amicizia o della famiglia, ma se poi niente di tutto ciò è accompagnato dalla conoscenza sul campo, dalla verifica in prima persona, rimane un po’ così, sospeso in un limbo tra realtà e possibilità che spinge ad una domanda a cui difficilmente troveremo risposta: “Ma sarà poi vero?”.
Da oggi posso dire che per me è così, e mi appresto a tornare con lo zaino bello pieno di regali.
Chiudo con le attese news in breve, che penso proprio che saranno le ultime:
- Ho scoperto, dopo due mesi e mezzo, che Mary, da buona discendente della Regina, non sciacqua i piatti dopo averli insaponati. Sapevo che non fosse proprio una campionessa mondiale di igiene, ma porca vacca zozza. Così mi ritrovo di nascosto a sciacquare qualunque cosa usi, anche se temo che dopo tutto questo tempo sia un po’ inutile.
- Nonostante durante il giorno ci siano costantemente trenta gradi e un sole gigante, ultimamente la notte si inizia a sentire un leggero fresco che ci fa dormire con le finestre chiuse e la copertina addosso.
- Un paio di ragazzi brasiliani della mia scuola ha organizzato un torneo di calcetto sulla spiaggia, ogni giovedì pomeriggio. Penso proprio che andrò ad insegnar loro un po’ di sano catenaccio estivo.
- Ho scoperto che il vecchio musicista sgangherato che si mette ogni sabato all’inizio dell’Esplanade, luogo più popolare di Cairns, e strimpella piuttosto male con la sua chitarra pezzi gloriosi, e che qualcuno di voi ha sentito durante le conversazioni via skype, è in realtà una leggenda australiana del blues. Jhonno Jhonsons, o qualcosa di simile. Sabato scorso ha riunito la sua band storica e ha tenuto un concerto gratuito insieme ad altre band blues e folk che io mi sono perso perché ero ad un noiosissimo evento di solidarietà per il Giappone.
Nonostante riceverete ancora un aggiornamento, ho deciso che con questo numero terminerà anche la rubrica “Proverbi italiani che non hanno senso se li dici in Australia”, che tante emozioni ci ha regalato in queste settimane. Vi lascio con uno scelto assolutamente a caso:
Meglio padron d'una castagna che garzon d'una montagna.
P.S. mi sembra doveroso sottolineare che la storia dello zaino pieno di regali è chiaramente una metafora. So che non c’era bisogno di dirvelo, ma io ve lo dico lo stesso.
P.P.S. Lo studente inglese di italiano davanti a me è un signore di una sessantina d’anni. Ora chiudo il pc e gli chiedo un po’…
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