What if I say you're not like the others?


Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!

martedì 20 aprile 2010

Sole II

Al mattino presto, sul prato si appoggia una fitta nebbia. Una coltre bianca spessa un metro che non si sa da dove venga né dove vada poche ore dopo.
Disteso e immobile il prato, distesa e immobile la nebbia, disteso e immobile io nello strato che li divide e che forse neanche esiste.
Gli occhi chiusi, il respiro lento.
Sento l’aria entrare fresca nei polmoni e uscire calda un istante dopo dalle narici.
Sento il cuore che impone il suo ritmo regolare e zoppicante. Avverto il sangue che non si stanca di scorrere nelle arterie e nelle vene. Lo posso sentire. Nelle tempie, nel collo, nei polsi. Anche l’addome si muove al ritmo della circolazione, mescolando questa danza con quella provocata dal respiro.
Sono vivo.
Eppure non vivo.
Se aprissi gli occhi vedrei solo la nebbia, ma so che non c’è soltanto lei.
Non so da quanto tempo mi trovi qui, mesi, anni, forse da sempre. Quello che so è che avevo scelto questo prato e questa nebbia per un motivo preciso: era l’unico posto in cui potessi nascondermi dal sole.
Al mattino presto, sul prato si appoggia una fitta nebbia. E’ l’unico ostacolo che i raggi del sole non riescono a superare, è l’unico posto in cui posso aprire gli occhi senza restare accecato.
Pazienza e costanza. E’ così che il sole ha continuato a scaldarmi. Quando si alza una brezza leggera a spazzare la nebbia, il sole mi trova e mi ricorda la sua presenza. E anche quando la nebbia resiste per un mese intero, il suo calore riesce a penetrarla e a raggiungermi senza che me ne accorga. Il sole è sempre stato lì, paziente e costante.
Sono vivo.
Eppure non vivo.
Pensavo che senza sole potessi vivere meglio. Ma adesso ho cambiato idea.
Quando, in passato, avevo provato ad aprire gli occhi verso il sole, le ferite e le bruciature s’erano fatte sentire a lungo e avevo capito che era meglio evitare di scottarsi. Adesso, invece, ho deciso che senza bruciarmi non posso vivere. Senza sole, resterei sempre disteso qui, su questo prato, sotto questa nebbia.
Al mattino presto, sul prato si appoggia una fitta nebbia. E tutti dicono che è grazie a questa nebbia che vivo. Io, invece, penso che è per colpa sua che non vivo.
Dopo aver messo in buone mani la mia decisione di abbandonarmi al sole, aspetto che la brezza leggera mi esponga ai suoi raggi.
Ecco, ora lo sento spingere sulla mia faccia e sul mio corpo, mi chiede di guardarlo.
Apro gli occhi, apro le mani, apro il cuore. Lo fisso con determinazione e mi preparo al fuoco.

2 commenti:

  1. quando leggo le tue righe sento una musica, che come un lento respiro scandisce le tue parole. Credo di riconoscere quello che senti, pur non riconoscendomi. Tendo a fare il tuo esatto opposto da una vita, mi espongo continuamente e tenacemente, forse stupidamente, al sole. Sperando che un giorno smetta di bruciare, forse dovremo esporci, ma con moderazione.

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