What if I say you're not like the others?


Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!

lunedì 26 aprile 2010

Fly One Time - Incontro


I luoghi di intenso passaggio mi hanno sempre incuriosito ed attratto.
Incroci, piazze, stazioni, aeroporti... Spazi in cui la gente si riversa e si incrocia: luoghi-simbolo dell'enorme numero e varietà di potenziali incontri che ognuno di noi può fare nel corso della sua vita.

Oggi mi trovo in quello che ogni addetto ai lavori riconosce come l'aeroporto più trafficato del mondo. Le piste dell'Hartsfield-Jackson Atlanta International Airport sono bollenti talmente alto è il flusso di aerei che passano da questo cruciale scalo delle aerovie statunitensi e mondiali.


Mi trovo nel Concourse C, il terzo dei sei terminal di cui è provvisto questo aeroporto e sto aspettando la mia coincidenza per Seattle. Condivido la posizione di "passeggero in transito" con tutte le altre persone in attesa in questo lunghissimo corridoio e, avendo un po' di tempo a disposizione, con calma osservo i miei vicini.

Alla mia destra siede un anziano signore che sembra essersi appena appisolato. Pantaloni beige tenuti alti alti da un bel paio di bretelle, camicia a righe rosse e blu, grandi occhiali da vista ed un rigoroso cappellino da baseball con la visiera perfettamente orizzontale sono la sua tenuta. Al suo fianco, vigile e fedele, una canuta signora dalla carnagione chiarissima con dei grandi occhi blu che scrutano i monitor alla ricerca di qualche notizia sul loro aereo.

Squilla un telefono. E' il mio. Rispondo brevemente per confermare che sarò a Seattle entro sera, pronto domattina a volare fino a Los Angeles.
Rimettendomi il telefono in tasca mi rendo conto di aver svegliato il signore, che ora mi guarda placido.
Dispiaciuto per aver interrotto il suo riposo in una giornata faticosa, mi scuso con lui e gli chiedo di raccontarmi del suo viaggio.

Scopro così che questo splendido signore di 92 anni si chiama Derald ed insieme a sua moglie Connie sta tornando in Nebraska dopo aver partecipato al matrimonio di una nipote ad Orlando, Florida.
Derald e Connie vivono a Geneva, una cittadina di circa duemila abitanti nel Nebraska sudorientale.
Sono affascinato dalla parlata lenta di questo pacifico signore, che inizia a poco a poco, con un lieve affanno nella voce, a raccontarmi la sua vita.
Ogni tanto qualche parola mi sfugge, nascondendosi negli anfratti del fumoso dialetto del Nebraska, ma non importa, perchè quest'uomo mi dà subito l'impressione di essere felice di condividere con me questo momento. E tanto basta.

Derald dice di essere figlio unico, "per questo sono così viziato" soggiunge con un grande sorriso. "In realtà", mi confida, "avrei avuto una sorellina, ma purtroppo è mancata alla nascita".
E' nato a Shickley, Nebraska, a soli 15 km da Geneva.
Suo padre aveva una fattoria e gli affari andavano abbastanza bene, così lui fu il primo ragazzo del paese ad avere una macchina. Il padre gli dava i soldi per 5 galloni di benzina alla settimana: abbastanza per andare e tornare da scuola e, risparmiando sui km, portare la sua ragazza in giro il sabato sera, mi dice ridendo.

Gli chiedo quali fossero i suoi sogni da giovane: "Avere una fattoria. E sposarmi. Li ho realizzati tutti e due". Si è sposato con Connie nel 1938, "abbiamo da poco festeggiato 72 anni di matrimonio", dice guardandomi con occhi luminosi e cingendo teneramente con un braccio la sua sorridente signora.
Mi racconta di una vita fatta di duro lavoro nei campi, senza considerare se fosse sabato o domenica, "perchè la terra a queste cose non bada" e descrive con dovizia di particolari la loro casa ed il giardino di cui va molto orgoglioso: lo cura ogni giorno e riesce ancora a tosare l'erba.

Guarda Connie e mi dice: "Abbiamo sempre lavorato insieme, io e lei, ed abbiamo costruito tanto. Siamo sempre stati vicini, amici, senza segreti.
Io sono una persona normale, sto bene con gli altri e mi diverto in compagnia.
Non ho mai bevuto, non ho mai fumato, non ho mai giocato d'azzardo.
Penso di aver vissuto una vita abbastanza austera.
Ma sono felice"

Derald mi guarda, chiude gli occhi per un attimo e fa un respiro profondo.
Ed io con lui.

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi nel campo bianco il tuo commento. Poi nella tendina seleziona "Nome/URL" e nel campo "Nome" digita il tuo nome. Grazie!