What if I say you're not like the others?


Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!

lunedì 19 aprile 2010

Fly One Time - Battito d'ali


A terra.
Non si è volato ieri, non si vola oggi, forse non si volerà domani.
Grigia, impalpabile e minacciosa, la nube grigia di cenere vulcanica aleggia sopra le nostre teste, perfettamente collocata tra i 6'000 ed i 10'000 metri, sulle autostrade del cielo.


L'aeroporto di Edimburgo è completamente paralizzato.
I suoi provvisori abitanti si trovano all'interno di un irreale limbo, in attesa che qualche ancestrale divinità vichinga decida di placare la furia del vulcano.


Decido di fare un giro sulla pista per controllare che i reattori del mio aereo siano stati correttamente coperti e sigillati. Auspicabilmente nel pomeriggio di domani potremo partire per Copenhagen.


Tornando verso il terminal vengo incuriosito da un tranquillo operatore aeroportuale assorto nella lettura di Metro Edinburgh.
Attraverso la deserta pista di rullaggio e lo raggiungo mentre, con il suo duro accento scozzese, farfuglia tra sè e sè parole incomprensibili: “Efiathal... Eiaflatakut...”
Si ferma, sospira, si passa la mano tozza sulla lattiginosa fronte già scottata dal sole e mi guarda cercando un aiuto.
“Come diavolo si pronuncia?” mi chiede, indicando un punto del foglio.

Eyjafjallajökull, l'impronunciabile vulcano islandese grazie al quale ci troviamo a chiacchierare nel punto in cui normalmente scorrono le enormi ruote dei jet di linea.
Gli sorrido, gli do una pacca sulla spalla e guardo il cielo dietro di lui, verso Nord.

Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.
Così mi trovo ad osservare che, alla fine, l'imprevedibilità può essere affascinante.

Non la penserà allo stesso modo il Presidente, ma tant'è.

1 commento:

  1. la storia del vulcano sembra fatta su misura per i tuoi post.... pure troppo, dì, non è che tu c'entri qualcosa? ;-)

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