Il mio viaggio in Colombia è incominciato un mese fa. Voleva essere un grandioso viaggio alla ricerca della sapienza di questo popolo martoriato per secoli, un popolo fatto di così tante diverse etnie ma unito da uno stesso destino. Seduta al tavolo del mio appartamento di Roma riesco distintamente ad assaporare i ricordi e mi sembra di tornare a camminare laggiù. Ad Aracataca si respira il profumo delle pagine scritte da Gabriel Garcìa Màrques, è come se si sentissero le voci dei Buendìa in ogni angolo della strada, come se fossimo magicamente approdati nel mitico villaggio di Macondo, dove in una casa fuori dal tempo si odono i sospiri di Amaranta Ursula e Aureliano. In questo posto magico, nelle strade su cui si affacciano i bellissimi balconi delle vecchie case coloniali, colorati dalle pennellate dei fiori, in cui si sente distintamente l'odore della guerra e della storia, in questo angolo di mondo in cui si vedono svettare alti fino a sfidare il cielo moderni grattacieli e poco più in là il degrado e il fango delle favelas, in questa terra incredibilmente carica di tradizione e di energia, qui ho cercato il senso della vita degli uomini.
Ho scoperto il profumo del Sole che sorge all'orizzonte e che accarezza i tetti delle baracche qui nei sobborghi, ho sentito il calore dei suoi raggi sulla nuda polverosa terra colombiana, ho visto i volti di donne talmente belle che anziché invidia o gelosia hanno suscitato in me solo ammirazione e incanto, ho visto mescolanze di colori tanto incredibili che non pensavo potessero esistere davvero, ho sentito la voce della libertà nei canti dei bambini che giocano a piedi scalzi, il calore dell'amore di una madre costretta dalla miseria a fare la prostituta e a vendere il suo corpo per far crescere suo figlio, il senso dell'autentica felicità nelle risate fragorose di due bambine che saltano alla corda e si divertono semplicemente così, anche sporcandosi i vestiti, senza il bisogno di avere costosi giocattoli e perfetti parchi da gioco.
Qui ho pensato di trovare le risposte a cos'è la felicità e a dove ci porta la ricerca del significato della nostra esistenza. Ho trovato lo sguardo di un vecchio seduto sul bordo di una strada e ho visto la luce incredibile che riflettevano gli occhi di quell'uomo che dalla vita non ha mai avuto nulla e non ha mai chiesto niente di più di quel nulla, perché in realtà forse lui ha avuto tutto.
Tutto ciò che hai visto è semplicemente il mondo che ci respira accanto e che non sappiamo più vedere. Un mondo che si fa povero o potente o cattivo o tenero a seconda di come si posa il nostro aguardo, ma che ci dice ogni giorno che siamo parte di questo meraviglioso viaggio che è la vita e che ci deve spingere a vivere intensamente ricordandoci che non siamo soli, e sopratutto che abbiamo bisogno degli altri.
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