L'aria è gelida e porta con sé un sapore amaro.
Certo è davvero strano il clima al tempo di questo surriscaldamento globale! Di giorno sembra già arrivata la primavera, con il Sole che illumina e riscalda le giornate dei turisti. Però la sera scende di nuovo il freddo. E se rimane fuori dalla porta delle stanze dei loro alberghi e delle vostre case, io lo sento di più. Non lo sento solo io, certo, però vi assicuro che lo sento un po' più di loro, e un po' più di voi.
Vedete, io sono forse quello che meglio incarna lo spirito libero, il cittadino del mondo (di quale mondo poi!), l'uomo sciolto definitivamente dalle catene del consumo e del superfluo.
Ho un po' esagerato, dite? Già, forse!
Ma non l'ho voluto io!
Tutta questa storia del pauperismo di nuovo di moda, l'idea della schiavitù del consumismo, bè, ecco, non mi avrebbe fatto poi così schifo come fa a voi. Come dite, almeno.
Quando possiedi solo te stesso perchè nemmeno il cartone su cui dormi è tuo, inizi a non capire più tanto bene. Quando vedi che nemmeno il cielo è tuo, perchè lo dividi con tutti gli altri, pure con quelli che oltre al cielo hanno già una casa calda e sicura, quando non puoi considerare tuo nemmeno quello squallido metro quadrato di marciapiede fuori da Termini, quando per tutte queste ragioni possiedi davvero solo te stesso, bè, in questo caso la nobiltà dell'ideale che vi sento decantare inizia a vacillare. E a puzzare. Proprio come puzzano i miei vestiti che vi tengono lontani. Anzi, vi dirò, puzza pure di più dei miei vestiti.
Anche se questa idea vi porta ogni tanto, a seconda delle giornate, a provare un deprimente senso di commiserazione. Che in tutta sincerità, mi fa schifo.
Perchè in fondo, nonostante il freddo, lo sporco, il morso della fame, il cartone non mio, l'ingiustizia di un cielo non mio, sono pur sempre io quello libero. Libero nella miseria, è vero, ma comunque più libero di voi.
Ma facciamo un passo indietro. C'è la crisi. E qualcuno allora approfitta dei saldi. Qualcuno ne discute nel corso di una bella conferenza. Qualcuno è spaventato perchè teme di perdere il lavoro. Qualcuno invece teme di non riuscire a trovarlo.
C'è la crisi. Qualcuno ne piange. Qualcuno ride. Qualcuno ne parla al telefonino.
E qualcuno muore sul marciapiede della stazione. Proprio mentre arriva un treno, e un altro invece riparte.