La regina è seduta su una poltrona elegante e guarda con sospetto e riprovazione quei ragazzi che stanno in fila sorridenti davanti a lei. Perché la regina deve sedersi su una poltrona? Sente la mancanza del trono del Palazzo reale. Un simbolo antico del suo potere, del suo prestigio che oggi è rinnegato da questa poltrona. Chissà in quanti ci si sono seduti.
Sorride agli studenti ma in realtà li commisera: sembrano degli straccioni nelle loro divise scolastiche, non hanno grazia, nei loro modi e nel loro chiacchiericcio non c’è il rispetto ossequioso che tutti i sovrani in passato hanno ricevuto dai loro sudditi. Un tempo una regina non avrebbe dovuto essere costretta ad incontrarli nelle visite ufficiali.
Commisera soprattutto l’impossibilità di mostrare apertamente il suo disprezzo. Ma che cosa è cambiato? Perché è costretta a sopportare tutto questo? Lei è la regina!
Le mani che sono protette dai guanti bianchi dalla sporcizia del mondo si irrigidiscono e lasciano trapelare il nervosismo dietro cui si nasconde la sua riprovazione. Arrivano vicino a lei due bambine con un mazzolino di fiori. Che orrore! È un affronto! Sono miseri fiorellini di campagna degni dell’ultima contadinella, non si possono offrire ad una regina! Ma deve sorridere, deve ringraziare, mostrare persino gratitudine. Deve toccarli, prenderli in mano, resistere alla tentazione di sbatterli in terra e urlare.
Sorride con lo sguardo severo. Prende tra le mani il primo mazzolino, avendo cura di non sfiorare nemmeno con i suoi guanti bianchi le mani della bambina. Lo accosta al suo vestito, per mostrare come siano delicati raffinati i fiorellini lilla della sua giacca. Ecco il suo rimprovero, il suo ammonimento: questi sono fiori, non i vostri.
Le bambine ridono tra di loro mentre si allontano. Possibile che non si siano accorte del tacito rimprovero? Possibile che non si siano rese conto della loro inadeguatezza e della loro miseria? No, nessuno se n’è accorto. Quel gesto così impertinente è accolto con incomprensibile accondiscendenza da tutti.
Nessuno ha vero rispetto per la regina. Se ce l’avessero non si avvicinerebbero così a lei.
I suoi sudditi non sanno più cosa significa essere sudditi, venerare la propria sovrana, prodigarsi per compiacerla e ammirarla. Da lontano.
Con questa favola dei diritti, in certi giorni si sentono addirittura cittadini. Poveri stolti, non capiscono che tutti i loro diritti, la loro bella Costituzione, sono stati un regalo. Pensano di essersela conquistata. Di essersela meritata. Ed ora davanti alla loro regina si comportano come se stessero davanti ad una celebrità qualsiasi.
Non sono veri sudditi. E quindi lei non è più una vera regina. Ha il suo trono, ma solo a Palazzo reale, i suoi gioielli preziosi e i vestiti raffinati. Ma la corona gliela lasciano mettere solo nelle occasioni importanti. Tenerla sempre non sarebbe in armonia con i tempi di oggi. I tempi di oggi! Ma i tempi di oggi dovrebbero essere quelli della regina! Scanditi dai suoi passi sul marmo, dai suoi gesti, dalle sue parole. E invece sono i suoi gesti ad essere scanditi in base a quelli dei sudditi. Le visite alle scuole, agli ospedali, alle Fondazioni. Lei non avrebbe mai deciso di andarci.
Questo mondo non è degno della sua regina. E soprattutto non si accorge di non esserne degno. È un mondo sbagliato, inadeguato, abietto.
Lo sguardo della regina si infiamma. Non può dire niente. È la regina e non le è concesso esprimere questa banale e inesorabile verità.
Il ministro dell’Istruzione la guarda e pensa che sia lei ad essere così inadeguata per il mondo. Mentre ostenta la sua regalità solo nei suoi guanti bianchi e nei fiorellini sul suo vestito.
È un affresco antico che stride con lo sfondo in cui si muove. C’è una parola impronunciabile: è inadeguata. Per il suo tempo. Per il suo mondo. Per i sudditi che ogni tanto si sentono cittadini.
La sua figura opaca si mostra ancora più sfumata mentre cerca disperatamente di essere una vera regina. Ma è tutto inutile: in questo mondo non c’è più posto per lei.