What if I say you're not like the others?


Point Particle è un blog nato per ospitare le idee e i pensieri di chiunque voglia scriverci. Nella sua pur breve vita, ha accolto e fatto leggere pezzi molto diversi, scritti da persone molto diverse. Pezzi che forse raccontano la storia di chi li ha scritti, o magari l'accarezzano soltanto. Frutti di un'ispirazione che a volte riesce a disporre le lettere una di fianco all'altra proprio in quel modo che ti fa provare qualcosa di speciale. Un'ispirazione che si è manifestata in persone normali, come te e come me. Persone che hanno deciso di condividere qualcosa con chiunque passasse di qui, anziché perdere i propri pensieri nei meandri della mente.
Perché chi deposita qualcosa in questa piccola banca non ha niente da perdere, ma chi apre questa pagina e legge qualche pezzo ha molto da guadagnare.
E allora... Buona lettura!

giovedì 31 marzo 2011

News from Australia part 2

Porta chiusa, lampada accesa, ventilatore che gira, due cuscini dietro la schiena, gambe stese sul letto: son pronto per scrivervi un nuovo aggiornamento.

La settimana che si conclude oggi è stata la prima che ho passato in questa terra lontana e accogliente. Ho vissuto questi sette giorni in modi molto contrastanti, passando da momenti di grande riposo e meditazione, conciliati dall’aria familiare del giardino di casa o della mia stanza, così piccola ed essenziale da somigliare ad una cella (sì, sto leggendo il libro di Enzo Bianchi!), a momenti vissuti con le antenne drizzate e i pori della pelle ben dilatati per permettere ad ogni cosa di farsi conoscere, vedere, sentire e gustare. Mi sto avvicinando a questo nuovo mondo con grande discrezione, senza far rumore, come quando ti avvicini a un bimbo che dorme e lo contempli in silenzio, in tutta la sua naturale bellezza, senza muovere un solo muscolo per paura di svegliarlo. In questi casi mi succede puntualmente di compiere qualche gesto estremamente goffo che di norma sveglia il pargolo, tra strilla (sue) e maledizioni (mie, e quando son fortunato pure della madre). Ma torniamo a noi. Questo atteggiamento mi permette di osservare senza fretta gli elementi che mi circondano, dando il tempo a me di accedere a questa nuova dimensione, senza la bramosia di volerne divorare subito la polpa, e a loro la possibilità di entrarmi dentro con i giusti tempi, come fossimo ad un ballo dove la damigella invita il cavaliere a seguire i suoi passi, con pazienza ed eleganza. Inoltre tutto ciò mi sta facendo scoprire il dono della solitudine, intesa non come isolamento ma come il vivere gli eventi in maniera personale, per cui è però passato troppo poco tempo per poterne parlare con cognizione di causa.

Non so se sia una fortuna o un limite, ma quando mi muovo per mondi nuovi, fossero anche la casa di un amico che mi invita per la prima volta a prendere un caffè o la vista di un paesino sulla riviera ligure che mai avrei pensato potesse esistere in quella forma così perfetta, mi è inevitabile fare a meno di notare subito le differenze che passano tra quei contesti e il mio modo di vedere le cose e di viverle. Di solito cerco di non farmi aspettative e di non immaginare la realtà, proprio per non rovinarmi questo piacere.

In un caso estremo come questo, dove le persone, tanto per dirne una, vivono a testa in giù, le sollecitazioni che ricevo dall’esterno su questo aspetto sono davvero miliardi, e devo ammettere che mi fanno anche godere un pochetto. Proverò a farvi quindi un piccolo elenco delle cose che finora mi hanno colpito e hanno messo in moto la mia fantasia, facendole fare lunghi e piacevoli viaggi. Alcune vi parranno ovvie e scontate, quasi dei luoghi comuni, ma vi assicuro che viverle è tutt’altro che banale.

  • Da queste parti si guida al contrario, con tutto quello che questo agire comporta. E mi riferisco alla mia incolumità quando attraverso la strada col rosso e sbadatamente guardo a destra anziché a sinistra e viceversa. Sarebbe veramente uno dei modi più idioti che conosco per passare a miglior vita.
  • Il cibo si cucina per il semplice motivo che farebbe schifo mangiarlo crudo. Si mangia perché se no si morirebbe di fame. Non sto parlando di me, dico in generale: non c’è nessuna cultura del mangiare bene, del sedersi intorno a un tavolo, di discutere con un bicchiere in mano. Niente di tutto questo: si cena alle sei (conosco almeno cinque o sei persone che stanno leggendo questa mail che a quell’ora sono ancora in pieno delirio lavorativo), e alle sei e dieci si è già finito. Chi finisce prima si alza e se ne va: il coreano, che a parte questo aspetto mi sta simpatico, mediamente in sei minuti conclude le operazioni. Mentre vi scrivevo questa parte sono stato interrotto per la cena (inaspettati fusilli al ragù, scotti ma mangiabili) ed è andata proprio come vi ho appena descritto. Per me è stato molto divertente!
  • Il calcio non è per niente lo sport nazionale australiano.
  • I pipistrelli volano di giorno e sono giganti. Mi vorrei soffermare un momento su questo aspetto: vi sembrerà una roba da poco, ma vi prego di credermi se vi dico che non avrei mai immaginato che potessero esistere pipistrelli così grandi. Sono immensi e compatti e svolazzano tutto il giorno tranquillamente sopra le nostre teste, fregandosene o magari ignorando totalmente la buona regola che li vorrebbe animali notturni. Vi giuro che fanno venire voglia di non appartenere più alla categoria dei mammiferi.
  • Il pomodoro è un frutto.
  • E’ molto più facile che dal pomodoro esca succo di pomodoro anziché sugo per la pasta. Mannaggia a loro.
  • Mi fa molto ridere l’approccio anglosassone che si usa nei telegiornali: qualunque notizia venga data, dallo tsunami di queste ore all’avvistamento di un coccodrillo nel giardino di casa (notizia vera!), è d’obbligo l’intervista al testimone di turno che, assolutamente serio e con dovizia di particolari, descrive l’accaduto come se fosse lui il giornalista. E’ divertente perché chiunque passi per l’obiettivo della telecamera deve avere la stessa dignità televisiva. Quindi chiunque parli, che sia la parte lesa, il testimone, il vicino di casa, il fratello del malcapitato ecc., ha riportato sotto la didascalia con il suo nome e il suo grado di coinvolgimento nell’affaire. Non so se vi ho reso l’idea, ma il contesto risulta infine abbastanza paradossale e comico.
  • Quando c’è il sole si apre l’ombrello. Quando piove si cammina per strada in modo assolutamente naturale e pacifico. Ci ho messo un po’ ad entrare in questa ottica, ma ammetto che abbia il suo fascino.
  • Per lo stesso motivo dell’ombrello, quasi tutti fanno il bagno in maglietta.
  • I bambini a sei anni bevono il caffè come se fosse la cosa più normale del mondo. Il risultato è simile a quello che si ottiene drogando un cavallo per una corsa truccata. Il cavallo, fino allo stremo delle sue forze, corre e si dimena come un pazzo, stramazzando infine al suolo, spesso morto. Per i bambini succede la stessa cosa, solo che alla fine si addormentano.
  • Se sul pullman prenoti la tua fermata e ti alzi andando verso la porta d’uscita, il conducente ferma il mezzo appena possibile per permetterti di scendere più vicino a casa tua. La prima volta che mi è successo ho camminato per quasi un chilometro. Ora che l’ho capito non riesco comunque a trovare i tempi giusti.

Per ora mi fermo qui. Nel tempo aggiornerò questa lista.

Vedete, ogni volta che trovo queste differenze, mi viene automatico fare un passo successivo: mettere a confronto le esperienze e valutare, a livello puramente soggettivo, quale sia il modo migliore di vedere le cose. Anche qui mi sta succedendo lo stesso, mi chiedo se veramente sia questo il modo giusto per viversi la vita e se siamo noi a sbagliare tutto.

Poi ho visto come Mary è solita prendere il caffè, con una fettina di limone dentro, e ho capito che era meglio fermarsi.

lunedì 28 marzo 2011

News from Australia part 1

Eccoci qui cari fanciulli,

finalmente vi scrivo per raccontarvi un po’ su come mi sta andando la vita qui, dall’altra parte del mondo, in questi primi giorni. Vi allego un doc e non vi scrivo direttamente una mail perché dalla nonnina che mi ospita non c’è internet, quindi le mail vanno preparate a casa, come sto facendo adesso; mentre quando ve la manderò e la leggerete, vorrà dire che sarò seduto al mio bel tavolo del Mc Donald, dove la connessione free mi permette questo e molto altro.

Ora che vi ho spiegato il motivo dell’allegato posso partire col racconto vero e proprio. Dunque, credo proprio che inizierò col dirvi dove son stato fino ad oggi. Bene, fino ad oggi son stato in un ostello chiamato Gilligan’s che qui, e forse da altre parti del mondo, non chiamano hostel né, va da sé, ostello: qui il Gilligan’s si fa chiamare Backpacker o come suggerisce il volantino pubblicitario il Backpackper. Che se fosse stato soltanto un Backpacker a me sarebbe andato veramente a genio, per tutta una serie di motivi: perché costa poco, si conoscono un sacco di ragazzi da tutto il mondo (per farvi capire nei tre giorni che son stato lì, in stanza con me hanno dormito due svedesi, quattro americane, due ragazze canadesi e tre fanciulli inglesi), la cena era gratis, fanno vedere un sacco di partite della premiere league, c’è una piscina gigantesca e l’aria condizionata in camera. Ma oltre a tutto questo c’è anche una simpaticissima discoteca che, a volte la fortuna, aveva la sua sala principale proprio sotto la mia camera. La morale di questa storia è che ho passato le mie prime tre notti australiane, con un fuso orario mica male da recuperare, con queste casse che pompavano i bassi a non so quanti watt e il letto che mi tremava, bontà sua, a ritmi regolari di quattro quarti fino alle quattro del mattino. E così abbiam fatto dodici.

Da stamattina (da voi piena notte, nds) sono stato prelevato dalla simpatica nonnina, che di nome fa Mary e ha un’età imprecisata dai sessanta ai settanta, che mi ha portato con sé a fare un giro della città e farmi vedere le cose più importanti che essa può offrirmi. Insieme siamo andati alla stazione dei bus che mi porteranno da dove abita lei al centro della città e viceversa, alla scuola di inglese dove insegna un amico di sua figlia e da dove, secondo me, prende la mazzetta per ogni studente che porta, e che io da lunedì inizierò a frequentare per undici settimane, al centro congressi di Cairns che ci teneva a farmi vedere perché lì ci fanno un sacco di partite di basket e anche dei concerti rock. Poi siam passati davanti al Casinò, che ha frequentato, ma solo qualche volta, il porto e un parco giochi per i bambini.

Questa vecchietta è davvero super sprint ed è la classica nonnetta che vorremmo avere tutti e che ogni tanto vedete nei film dove ci sono le macchine parlanti o qualcuno che sa sempre cosa è giusto fare per non mettersi guai. Le uniche cose che la rendono politicamente scorretta sono che dice qualche parolaccia qua e là, anche se poi mi chiede sempre scusa, e che fuma veramente come una pazza. Vi racconto questo aneddoto: l’appuntamento con lei era alle undici di fronte al Backpacker. Io già alle dieci e mezza ero seduto lì davanti, facendo un giochino molto stupido che non so se vi è mai capitato di fare quando aspettate qualcuno che non conoscete: mi son messo a guardare chiunque avesse l’età idonea per fare la nonna sprint e ho cercato di immaginare se fosse lei. Così, quando è arrivata lei per davvero, mi è stato facilissimo riconoscerla, tanto che ci siamo subito sorrisi. Per me è stato naturale, ma per Mary evidentemente no, tanto che ha dovuto chiamare sua figlia per raccontarle l’insolito accaduto.

Fatto sta che poi siamo venuti a casa, che è veramente deliziosa, con un giardino verdissimo abbastanza grande per giocarci almeno tre contro tre con le porticine piccole, quelle senza traversa, che di solito facciamo con le magliette se fa caldo o con gli zaini d’inverno, una piscina di forma irregolare che quando finisco questa lettera vado a sperimentare, e soprattutto un sacco di flora e fauna indescrivibile. Ci sono piante rosse, rosee, verdi, ma di un verde che lo vedi che non è il classico verde, ma soprattutto ci sono degli uccelli stranissimi che vivono con lei, anche se mi ha precisato che fanno un po’ quello che pare loro, tipo che se hanno voglia di andare dal vicino prendono e vanno, senza troppe storie e senza che lei si ingelosisca. E questo l’ho trovato un comportamento molto maturo da parte di tutti, davvero. Tornando agli uccelli, hanno queste lunghe zampe che li fanno assomigliare a dei fenicotteri un po’ più piccoli, con dei colori che vanno dal grigio chiaro al nero al giallo di qualche piuma sulla testa. Sembrano davvero molto simpatici, ma per ora ci siamo scambiati solo qualche sguardo di cortesia.

A tavola con Mary abbiamo parlato di tutto. Dovete sapere che le ho fatto esplicita richiesta di correggere ogni mio errore, cosa che lei ha subito preso alla lettera. Così le nostre discussioni sono andate avanti così: io che dico qualcosa, lei che mi corregge, mi guarda perché io lo ridica nel modo giusto e lei che finalmente risponde. Oppure io che dico qualcosa, le chiedo conferma se quel qualcosa si dica veramente così, lei che con pazienza da nonna fa sì con la testa, e poi risponde. Mi ha chiesto se mangiavo tutto e se avevo problemi con qualche cibo. Ovviamente le ho risposto di no e le ho fatto un elenco, chissà perché, delle carni che mangiamo noi in Italia. Ebbene qui è successa una cosa strana: mentre le dicevo che ci mangiamo il coniglio, sapevo già che questa cosa le avrebbe fatto schifo, così come è stato. Ma la cosa ancora più strana è che quando ho pronunciato la parola rabbit la cosa ha fatto senso pure a me. Non so dirvi perché ma è andata così. E’ come se un coniglio te lo puoi mangiare, ma mangiare un rabbit proprio no; è come se ti mangiassi un personaggio delle favole, o Bugs Bunny o Rogger Rabbit per l’appunto. Va be cercherò di non pensarci, tanto qui di conigli non ne mangeremo.

Per ora va bene così direi. Stasera conoscerò anche l’altro coinquilino che dividerà con me l’affetto di questa signora. Dovrebbe essere coreano e dovrebbe chiamarsi Alec. E va beh, non poteva andare tutto bene bene.

Vi voglio tanto bene e vi penso il giusto.

Bacetti