
Più volte in passato era giunta alla conclusione che guardare il sole tutto sommato le faceva male, che lo stare bene nei momenti in cui fissava la sua luce non era sufficiente a compensare i problemi che questo causava in tutti i momenti in cui il sole non c'era. Aveva deciso di limitare i periodi di esposizione per evitare di danneggiare troppo gli altri momenti e così aveva fatto.
Ora però stava fissando i suoi raggi e lo stava facendo ormai da un po' di tempo. Sapeva che presto ne avrebbe pagato le conseguenze, che quando il sole sarebbe calato avrebbe dovuto affrontare un periodo difficile, con l'abbaglio della sua luce che l'avrebbe ostacolata per un po' di tempo e le scottature sulla pelle che avrebbero bruciato a lungo, ma ora era lì come una lucertola a ricevere tutto quello che c'era da ricevere e in quel momento era quello che voleva.
Per lei era come una dipendenza: sapeva che sarebbe stato meglio non farlo, ma una parte di lei lo desiderava fortemente.
Completamente esposta, le sembrava di vederlo brillare attraverso le palpebre chiuse e attraversate dalla luce che pian piano le scaldava gli occhi, o forse semplicemente glieli stava seccando. Li socchiuse lentamente e fece entrare un raggio dentro di sé. Per quella volta decise di agire così, conscia che prima o poi sarebbe tornato il buio.